Leggete bene l'articolo de lastampa che Vi ho incollato...
E il Cavaliere pensa
alla Lega 2 per il Sud
La guerra asimmetrica dei leader
AUGUSTO MINZOLINI
ROMA
L’ultima mossa sul complesso scacchiere della campagna elettorale l’ha fatta ieri mattina il Cavaliere. Tra una telefonata con Giulio Tremonti sul programma e un’altra con Michela Brambilla che esagera nella richiesta di posti in lista per i circoli della Libertà, Silvio Berlusconi ha ricevuto a Palazzo Grazioli Raffaele Lombardo, leader dell’Mpa e alleato fondamentale dell’Udc in quel serbatoio di voti che è la Sicilia, e gli ha ha fatto balenare una proposta alquanto lusinghiera: il Pdl sarebbe disposto ad appoggiare la candidatura di Lombardo a governatore della Sicilia in cambio dell’alleanza alle politiche con l’Mpa che insieme all’Udeur di Mastella dovrebbe dare vita ad una sorta di Lega del sud. Qualcuno tra i collaboratori del Cavaliere azzarda che la lista potrebbe fregiarsi del simbolo «scudocrociato» portato in dote da Pino Pizza, altro ex-dc che potrebbe essere della partita.
L’operazione nella testa del Cavaliere servirebbe a staccare Lombardo dall’Udc, a rendere più disponibile l’uomo forte degli ex-dc in Sicilia Cuffaro e a piegare in questo modo le resistenze di Pierferdinando Casini. O, comunque, in caso di rottura definitiva, a togliere all’Udc un alleato fondamentale per raggiungere il quorum al Senato nell’isola. Il suo interlocutore non ha detto nè si nè no e ha preso tempo fino al week-end. Ad un amico Lombardo ha spiegato il perchè: «Prima di decidere voglio capire che succede tra Casini Berlusconi. Deciderò solo dopo. Anche perchè se io adesso rompo con l’Udc e poi quei due fanno l’accordo resto con il cerino in mano. E, comunque, io posso accettare di fare il governatore solo se Berlusconi mi appoggia su 3-4 punti programmatici. Ad esempio, i tagli alla sanità sono diventati insostenibili per la regione».
Questa è l’ultima “operazione” messa in cantiere dal Cavaliere nella guerra “asimmetrica” che il Pdl e il Pd stanno combattendo. “Asimmetrica” perchè allo scontro duro delle ultime campagne elettorali, i due grandi partiti hanno sostituito una competizione che, almeno per ora, rispetta una sorta di galateo che li vede non più nemici ma avversari. Ma questo solo apparentemente, perchè sotto sotto i colpi proibiti si sprecano. Del resto la guerra “asimmetrica” Walter Veltroni l’ha addirittura teorizzata e ora la sta mettendo in pratica. Il leader del Pd era partito col dire che avrebbe corso da solo e, invece, adesso ha già trovato un’intesa con Di Pietro, a cui ha concesso, più per il 4% che ha sulla carta che non per omogeneità programmatica, di mantenere anche il simbolo. Ed ora si prepara ad inglobare i radicali e a stringere d’assedio i socialisti con l’obiettivo di prenderli a bordo senza insegne e simboli. L’atteggiamento, naturalemente, non è piaciuto al Cavaliere: «Invece di andare solo - si è sfogato - si è scelto un alleato che rende impossibile ogni confronto sulla giustizia».
Come in ogni guerra «asimmetrica» che si rispetti ci sono poi operazioni ancora più segrete e proibite. La teodem del pd, Paola Binetti, ha raccontato ad esempio ad un deputato dell’Udc, Luca Volontè, che Francesco Rutelli starebbe aiutando la “cosa bianca” di Tabacci e Pezzotta (formazione di centro anti-berlusconiana) a raccogliere le firme per presentare la lista. E la sortita dell’altra sera di Veltroni su Casini a “Porta a Porta” dimostra che come in ogni guerra asimettrica strategie e alleanze cambiano di giorno in giorno. Il leader del Pd ha salutato la rottura tra l’Udc e il Cavaliere con queste parole: «In questo modo in Italia esiste un centro e una destra». Insomma, ha legittimato immediatamente il partito di Casini: nella sua visione di ora l’Udc che tocca appena il 4% può addirittura diventare un Polo. La teoria della semplificazione, che pure porta la sua firma, può tranquillamente essere riposta nel cassetto quando c’è da portar via voti e seggi al centro-destra.
Anche Berlusconi si sta adeguando. La mossa su Lombardo è solo la prima. Anche lui si sta muovendo nelle gerarchie ecclesiastiche affinchè premano sull’Udc: Don Verzè, amico del Cavaliere, ha parlato prima con il cardinale Ruini e poi con Casini. E’ cominciato pure l’arruolamento degli esponenti in fuga dall’Udc: il primo sarà Vito Bonsignore. Si parla di consiglieri regionali pugliesi e calabresi. O si trova l’intesa o il Cavaliere punterà a smontare l’Udc pezzo dopo pezzo: la guerra asimettrica prevede un alleato omogeneo e fedele; oppure, in alternativa, un partito che potenzialmente un domani potrebbe diventare un alleato di Veltroni, va indebolito o, meglio, eliminato. Non ci sono subordinate. Per cui se da una parte le colombe di Forza Italia tentano di convincere Casini magari alzando la quota di seggi che gli ex-dc potrebbero avere se accettassero di entrare nel Pdl, dall’altra il Cavaliere appare rigido e perentorio: «Se vogliono salvarsi debbono entrare nel Pdl. Dipende da loro». E Casini? Grida all’aggressione più o meno come fanno i socialisti con Veltroni. «Quello del simbolo - spiegava ieri ai suoi - è solo un pretesto. C’è un assetto proprietario del centro-destra per cui Berlusconi ha deciso che io ho rotto le scatole e debbo pagare». Le vittime della guerra “asimmetrica”, infatti, possono solo sperare. «Possiamo solo resistere - spiegava ieri Calogero Mannino, dc siciliano di lungo corso approdato nell’Udc -. Berlusconi sbaglia perchè Casini è stato leale con lui visto che un mese fa D’Alema, Marini gli avevano promesso mari e monti per fare il governo con loro. Se poi Berlusconi ce l’ha con Casini perchè è alto, bello e ha i soldi, allora il problema è un altro. Il Cavaliere sbaglia anche perchè senza di noi perderà al Senato. Si illude su Lombardo: non si allerà mai con lui perchè è legato a doppio filo con Cuffaro».
E il Cavaliere pensa
alla Lega 2 per il Sud
La guerra asimmetrica dei leader
AUGUSTO MINZOLINI
ROMA
L’ultima mossa sul complesso scacchiere della campagna elettorale l’ha fatta ieri mattina il Cavaliere. Tra una telefonata con Giulio Tremonti sul programma e un’altra con Michela Brambilla che esagera nella richiesta di posti in lista per i circoli della Libertà, Silvio Berlusconi ha ricevuto a Palazzo Grazioli Raffaele Lombardo, leader dell’Mpa e alleato fondamentale dell’Udc in quel serbatoio di voti che è la Sicilia, e gli ha ha fatto balenare una proposta alquanto lusinghiera: il Pdl sarebbe disposto ad appoggiare la candidatura di Lombardo a governatore della Sicilia in cambio dell’alleanza alle politiche con l’Mpa che insieme all’Udeur di Mastella dovrebbe dare vita ad una sorta di Lega del sud. Qualcuno tra i collaboratori del Cavaliere azzarda che la lista potrebbe fregiarsi del simbolo «scudocrociato» portato in dote da Pino Pizza, altro ex-dc che potrebbe essere della partita.
L’operazione nella testa del Cavaliere servirebbe a staccare Lombardo dall’Udc, a rendere più disponibile l’uomo forte degli ex-dc in Sicilia Cuffaro e a piegare in questo modo le resistenze di Pierferdinando Casini. O, comunque, in caso di rottura definitiva, a togliere all’Udc un alleato fondamentale per raggiungere il quorum al Senato nell’isola. Il suo interlocutore non ha detto nè si nè no e ha preso tempo fino al week-end. Ad un amico Lombardo ha spiegato il perchè: «Prima di decidere voglio capire che succede tra Casini Berlusconi. Deciderò solo dopo. Anche perchè se io adesso rompo con l’Udc e poi quei due fanno l’accordo resto con il cerino in mano. E, comunque, io posso accettare di fare il governatore solo se Berlusconi mi appoggia su 3-4 punti programmatici. Ad esempio, i tagli alla sanità sono diventati insostenibili per la regione».
Questa è l’ultima “operazione” messa in cantiere dal Cavaliere nella guerra “asimmetrica” che il Pdl e il Pd stanno combattendo. “Asimmetrica” perchè allo scontro duro delle ultime campagne elettorali, i due grandi partiti hanno sostituito una competizione che, almeno per ora, rispetta una sorta di galateo che li vede non più nemici ma avversari. Ma questo solo apparentemente, perchè sotto sotto i colpi proibiti si sprecano. Del resto la guerra “asimmetrica” Walter Veltroni l’ha addirittura teorizzata e ora la sta mettendo in pratica. Il leader del Pd era partito col dire che avrebbe corso da solo e, invece, adesso ha già trovato un’intesa con Di Pietro, a cui ha concesso, più per il 4% che ha sulla carta che non per omogeneità programmatica, di mantenere anche il simbolo. Ed ora si prepara ad inglobare i radicali e a stringere d’assedio i socialisti con l’obiettivo di prenderli a bordo senza insegne e simboli. L’atteggiamento, naturalemente, non è piaciuto al Cavaliere: «Invece di andare solo - si è sfogato - si è scelto un alleato che rende impossibile ogni confronto sulla giustizia».
Come in ogni guerra «asimmetrica» che si rispetti ci sono poi operazioni ancora più segrete e proibite. La teodem del pd, Paola Binetti, ha raccontato ad esempio ad un deputato dell’Udc, Luca Volontè, che Francesco Rutelli starebbe aiutando la “cosa bianca” di Tabacci e Pezzotta (formazione di centro anti-berlusconiana) a raccogliere le firme per presentare la lista. E la sortita dell’altra sera di Veltroni su Casini a “Porta a Porta” dimostra che come in ogni guerra asimettrica strategie e alleanze cambiano di giorno in giorno. Il leader del Pd ha salutato la rottura tra l’Udc e il Cavaliere con queste parole: «In questo modo in Italia esiste un centro e una destra». Insomma, ha legittimato immediatamente il partito di Casini: nella sua visione di ora l’Udc che tocca appena il 4% può addirittura diventare un Polo. La teoria della semplificazione, che pure porta la sua firma, può tranquillamente essere riposta nel cassetto quando c’è da portar via voti e seggi al centro-destra.
Anche Berlusconi si sta adeguando. La mossa su Lombardo è solo la prima. Anche lui si sta muovendo nelle gerarchie ecclesiastiche affinchè premano sull’Udc: Don Verzè, amico del Cavaliere, ha parlato prima con il cardinale Ruini e poi con Casini. E’ cominciato pure l’arruolamento degli esponenti in fuga dall’Udc: il primo sarà Vito Bonsignore. Si parla di consiglieri regionali pugliesi e calabresi. O si trova l’intesa o il Cavaliere punterà a smontare l’Udc pezzo dopo pezzo: la guerra asimettrica prevede un alleato omogeneo e fedele; oppure, in alternativa, un partito che potenzialmente un domani potrebbe diventare un alleato di Veltroni, va indebolito o, meglio, eliminato. Non ci sono subordinate. Per cui se da una parte le colombe di Forza Italia tentano di convincere Casini magari alzando la quota di seggi che gli ex-dc potrebbero avere se accettassero di entrare nel Pdl, dall’altra il Cavaliere appare rigido e perentorio: «Se vogliono salvarsi debbono entrare nel Pdl. Dipende da loro». E Casini? Grida all’aggressione più o meno come fanno i socialisti con Veltroni. «Quello del simbolo - spiegava ieri ai suoi - è solo un pretesto. C’è un assetto proprietario del centro-destra per cui Berlusconi ha deciso che io ho rotto le scatole e debbo pagare». Le vittime della guerra “asimmetrica”, infatti, possono solo sperare. «Possiamo solo resistere - spiegava ieri Calogero Mannino, dc siciliano di lungo corso approdato nell’Udc -. Berlusconi sbaglia perchè Casini è stato leale con lui visto che un mese fa D’Alema, Marini gli avevano promesso mari e monti per fare il governo con loro. Se poi Berlusconi ce l’ha con Casini perchè è alto, bello e ha i soldi, allora il problema è un altro. Il Cavaliere sbaglia anche perchè senza di noi perderà al Senato. Si illude su Lombardo: non si allerà mai con lui perchè è legato a doppio filo con Cuffaro».
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