ELIMINATO L'IMPOSSIBILE, QUELLO CHE RESTA, PER QUANTO IMPROBABILE, DEVE ESSERE LA VERITA'. Arthur Conan Doyle.

domenica 27 gennaio 2008

Le dimissioni del "senatore" Cuffaro

di Gaetano Alessi

Come anticipato sulle colonne di www.articolo21.info, a margine della sentenza che vedeva il governatore della Sicilia condannato a cinque anni per favoreggiamento nei confronti di singoli esponenti di "cosa nostra", è durata poco l'agonia politica di Totò Cuffaro. Ieri il vice segretario nazionale dell'Udc durante una seduta, convocata d'urgenza, dell'Assemblea regionale siciliana ha rassegnato le dimissioni.

Se ne va quindi. Sconfitto non dalla magistratura o dal centro sinistra, ma dalla sua politica e dalle sue frequentazioni.Finisce un era durata sei anni e, a conti fatti, l'eredità è tutt'altro che positiva. Cuffaro consegna un'immagine della Sicilia disastrosa. Dove mafia e politica vivono a braccetto, festeggiando, con tocchi di campane e cannoli, le condanne. Lascia, negli occhi di tutto il mondo, la sua coppola storta e i suoi volantini elettorali nei vasi di Provenzano. Affida all'immaginario collettivo l'impressione che mai, come nei suoi anni al potere, la mafia avesse tentato di orientare non solo l'economia ma anche la cultura dei siciliani.

Cuffaro, che come Bruto è "uomo d'onore", una settimana fa dichiarò che sarebbe rimasto al suo posto per il bene dei siciliani. A sette giorni di distanza si dimette. Forse le 168 ore intercorse avranno reso fervido in lui il desiderio di restituire un minimo di dignità a quelle istituzioni che aveva violentato con i suoi modi di fare? Può darsi. Ma forse, più semplicemente, la caduta del governo Prodi gli apre, a breve termine, la possibilità di un seggio a Palazzo Madama, con il comodo ombrello dell'immunità parlamentare. Al Senato dunque, come Bruto. Ma l'impressione è che per Totò si prepari un lento declino. Che probabilmente cercherà di attenuare eleggendo, per amore della famiglia, il fratello Silvio all'ARS, o provando, si vocifera, per l'altro fratello Giuseppe la strada della presidenza della Provincia di Agrigento.

Tutto facile? Non si sa. Di certo dovrà fare i conti con chi, fino ad ora, ha dovuto subire il suo strapotere clientelare, ormai destinato a scomparire come sabbia al vento. La reazione della Sicilia alla notizia si è materializzata in un corteo a Palermo, convocato giorni fa per chiedere le dimissioni del governatore e trasformato dagli eventi in una sfilata per festeggiarne l'addio.Con molta probabilità, tra la gente che animava l'iniziativa, hanno trovato rifugio molte di quelle persone che fino a ieri non si sottraevano ai baci presidenziali.Questo forse il dolore più grande per un uomo che si credeva Bruto ma che ha fatto la fine di Cesare.

Nella seduta dell'Ars, che ne ha decretato l'addio, alle spalle di Cuffaro si ergeva la figura di Gianfranco Miccichè, proprio di fronte a lui, a guardarlo fisso negli occhi, Rita Borsellino.Tra questi due protagonisti del panorama politico siciliano uscirà il prossimo governatore della Regione. Speriamo abbia gli occhi azzurri.


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